La morte del blog?

Leggi il post originale da nova100

Leggendo il post di Paolo Costa intitolato “Molto blog poca partecipazione” e quello successivo su etica e modelli di comunicazione mi sono ritrovata a riflettere sul blog come mezzo di comunicazione, sui suoi pregi e difetti, sulle sue peculiarità e i suoi limiti. Quando si pensa al blog viene spontaneo farsi delle domande sulle motivazioni che hanno portato alla loro apertura, come mai una persona senta il bisogno di aprirsi al mondo del virtuale grazie a questa piccola finestra. Quasi mai si osserva questo fenomeno dal punto di vista di coloro che hanno col tempo deciso di abbandonare o chiudere questo spazio e sulle motivazioni sottese a questa scelta.

Eppure il mondo dei blog è popolato da luoghi abbandonati, come piccole città fantasma, di spazi dimenticati e lasciati a loro stessi, di indirizzi che non corrispondono più ad alcuna pagina. Sembra che il blog nasca e muoia come un vero e proprio essere vivente o ancora che viva come un centro abitato solo nel momento in cui è popolato dai post e dai commenti. Molto spesso questi blog sono vere e proprie meteore che durano il tempo di una breve infatuazione da parte di uno spirito curioso o modaiolo. In altri casi invece ci s’imbatte in blog ben strutturati, a volte monotematici, spesso con un buon seguito dimostrato dai numerosi commenti. Poi il silenzio. L’ultimo post che risale a mesi lontani, i commenti lasciati in sospeso o un piccolo commiato dell’autore. Spero di potermi occupare prossimamente anche di qualche blog meteora (difficile però entrare in contatto con i loro autori fantasma!), intanto vorrei presentarvi un ex blogger che per diverso tempo ha riscosso anche un certo “successo” nel mondo dei blog politico-satirici. A lui ho chiesto qualche spiegazione riguardo la scelta di chiudere il percorso e a lui lascio la parola.

Incomincio dalla fine e al posto di chiederti subito che cosa ti ha spinto ad aprire un blog ti chiedo: cosa ti ha spinto a chiuderlo?

Un pensiero molto semplice: il blog è diventato puro esercizio di stile, talmente diffuso e abusato da perdere qualsiasi valore e legittimazione come strumento in sé. I pochi che si adoperano per avere un blog di “qualità” (ovvero senza cedere alla ricerca del consenso a tutti i costi) restano sperduti nelle migliaia di blog-diario-sfogo che la fanno da padrone e che sono tutti, essenzialmente, uguali. Non critico tali blog: dico solo che per me (faccio un discorso puramente soggettivo) il blog è uno strumento che mi va molto stretto.

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